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CELLA CONTINVATA DULCESCIT.
Solitudine del cuore
fatti dolce e fatti forte,
sorridi verso la Morte,
t'avvalora e ti sublima.
Ora voi, cui non tutta è nascosta l'anima mia, voi che alcuna cosa sapete nel mondo, di quelle che agli uomini salvatici e grossi sono celate assai profondamente, voi udrete sotto le mie parole la migliore mia voce, che vi dirà del mio migliore stato. Disse alcuno di voi che l'uomo ha anime infinite; ma come il rivierasco educa un giovine e vigoroso olivo in terra solitaria, dove corre l'acqua abbondate e nutre la perenne viridezza, e l'olivo, scosso dagli aliti d'ogni ragione di venti, fiorisce il suo fiore bianco; così io ho strappata dal suo luogo una delle mie anime infinite, e sì la coltivo in terra solitaria; e l'Anima metterà fuori, quando che sia, il suo fiore bianco.
Ed io sono più solo dell'eremita, ora che il dio ha abbandonata questa anima mia; la ebrietudine profonda, ond'ella è invasa nelle meditazioni, è un fiume che in lei ha la sorgente ed ha la foce; da lei si parte ogni gioia ed ogni pena, a lei torna ogni potenza estenuata nell'atto.
A volta a volta, ode ella ancora quel clamore terribile che prima tutta la stordiva, e volge a quella parte gli occhi, trasognati; ma oramai sa che la sua parola non sarebbe udita, nella bufera impetuosa che nessuna piaga saprebbe sanare la sua mano, perchè nessuna piaga è sanabile in uomo per mano d'altrui; e la parola torna soave e piena a vestire i sogni, e la mano altra via non conosce che quella della sua gemella, e della penna. Le mani si uniscono in atto di raccoglimento, quella che più vale, segna i segni dell'anima; bene alcuna volta si contrae, e vorrebbe tenere le redini, carezzare la criniera d'un cavallo generoso, stringere l'arma che folgora la vita; ma torna all'opra dell'edificio spirituale, ed il guerriero s'è fatto contemplatore.
Con quale incoscia e disperata guardatura, vedono questi occhi passare i meravigliosi uomini antichi? Con quale impeto di desiderio l'anima agogna alla vita piena ed attiva? Ma poi nella sua torre d'avorio e d'oro gli occhi più non le ardono, ella si reclina sul suo desiderio insoddisfacibile. Come prima fuggiva dalla deliberata speculazione delle idee, ora vi viene spontanea e cerca nel fondo dell'essere i luoghi e le cose rare, la solitudine nella meditazione; poichè quello che è nato in me solamente è per me unico; e le bellezze e le gioie che la realtà interclude nella vita attiva, dona a chi ha fede in essa la vita interiore e spirituale.
Ma come l'eremita nella sua solitudine aveva compno il dio, così non sarà perfetta la mia solitudine, se non la rischiarerà la luce d'un'altra anima devota; e la gemma, più preziosa che fermerà il giro di un anello aureo di meditazioni, sarà il bacio dato ad occhi chiusi sulla fronte assai bianca, sarà il bacio accolto sugli occhi socchiusi da labbra assai fresche. Questo è l'amore, e la poesia cinge di maravigliosi fiori l'anima solitaria, come incoronerà di luce la magica chioma dell'amica.
Quando poi l'anima sia colma di tutti i suoi doni e metta fuori il suo fiore bianco, nella pace e nella solitudine perfetta, a voi che alcuna cosa sapete sarà detta la parola del profeta: SITIENTES, VENITE AD AQUAS, come è scolpito su un fontanile avanti un eremo.
E così sia.
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